"Studio Ricerca Arte Sacra  s.r.l."
Il nostro Studio - Storia
STUDIO RICERCA ARTE SACRA
Arte     Architettura     Restauro
...................(Continuazione)

Si apprendeva a plasmare la creta, a cuocerla nel forno a gran fuoco, a decorare con colori a ceramica, oppure con negativi e positivi in gesso si creavano forme usate come stampi da fondere in bronzo a cera persa, che fossero poi impreziosite con dorature ed argentature.
Fu un tempo di grande fervore e di grandi speranze, di gioia nel produrre oggetti che vedevano la luce attingendo alla grande tradizione cristiana ma con linguaggio nuovo, con la freschezza e semplicità dei primi tempi del Cristianesimo. I simboli delle catacombe, studiati da padre Costantino Ruggeri per la tesi all’Accademia di Belle Arti a Milano, apparivano reinterpretati e di nuovo proposti in tabernacoli, calici, pissidi, vasi sacri con una immediatezza che li facevano rivivere nell’attualità della fede ritrovata alla luce dei testi conciliari.

Sempre negli anni ’60 si aprì prodigiosamente un altro settore dell’arte sacra: le vetrate, che delinearono un cammino di studio e di realizzazioni mai più abbandonato nel lungo iter dell’attività artistica. Con la vetrata si scopriva la bellezza di ricreare gli spazi con la suggestione della luce, manifestazione della luce divina. Con una ricerca ed applicazione assidua in tanti episodi, in abitazioni ma soprattutto in spazi sacri, si andava precisando dentro di noi il cammino da percorrere per raggiungere i risultati più sorprendenti.

All’inizio si realizzarono vetrate in cemento con incastonati blocchi di vetro usciti dai crogiuoli delle vetrerie veneziane. Si dedicavano i mesi estivi per eseguire tali opere nel cortile del convento, preparando pannelli in calcestruzzo alleggerito gettati su casseri di legno. Padre Costantino predisponeva i blocchi di vetro ricercando un accostamento che fosse armonioso.

Dal 1966 ci si applicò allo studio della realizzazione delle vetrate artistiche in vetro antico soffiato legate in piombo e saldate a stagno, con una potenzialità di effetto coloristico superiore a quella raggiungibile con le vetrate in cemento. Ci era di aiuto l’aver affinato la sensibilità per l’accostamento dei colori con le prime esperienze, ma con le intere superfici vetrate si poteva raggiungere il massimo dei risultati. Ci stupiva vedere come spazi prima privi di vita potessero riprendere vigore e parlassero al cuore, sfiorati da un raggio di luce colorata. Perché certamente il pregio del vetro antico soffiato è quello di lasciarsi attraversare dal  aggio solare che si carica delle intense ed innumerevoli sfumature di colore proprie dei minerali fusi nel vetro. Oltre a ciò vi è da considerare la mutevole e continua trasformazione delle suggestioni secondo le stagioni dell’anno e secondo le ore della giornata, quando il sole nel suo percorso in ogni istante muta l’atmosfera che palpita dai primi annunci dell’alba per sfolgorare nell’ora del meriggio e per spegnersi con dolcezza nell’ora del tramonto. E’ un incanto che prende corpo, mente, anima e cuore. Per quanto potessimo prevedere gli effetti desiderati, sempre ogni volta era una scoperta irraggiungibile che superava ogni attesa. Il vetro è materiale di cielo, sembra grondare dall’alto per portare luce, gioia speranza nei cuori, per questo non ci sentimmo mai di caricare i vetri con la grisaille. Tale procedura scurisce e intristisce i vetri, non li lascia più vivere di luce propria e non permette che essi cantino la loro lode all’Altissimo.

Il fervore nel cuore di Padre Costantino lo portava sempre più a studiare gli spazi sacri, gli spazi dell’assemblea del popolo di Dio, il luogo ove il Signore è presente nei segni sacramentali. È bello ricordare i primi tentativi di esprimere forme nuove, nate dalla novità del Concilio Vaticano II. Intenso era il dibattito in quegli anni a Milano e a Bologna dove con passione si guardava ad episodi emblematici che con ardimento esprimessero con nuovo slancio, lontano dalle affermazioni accademiche, lo spirito nuovo del Concilio attraverso forme contemporanee che parlassero il linguaggio dell’uomo del XX secolo, un linguaggio così diverso dalle espressioni del passato, ancorato a figuratività neoclassiche del secolo precedente.

Importantissimi sono alcuni scritti di Padre Costantino che suggellano tale sforzo di sbarazzarsi di immagini del passato per aprirsi a visioni nuove, inedite, sorprendenti. Di tali scritti è stata fatta una sintesi in una riflessione tenuta il 4 ottobre 2008 al Teatro Fraschini di Pavia, dove si è svolta la quarta edizione del Premio Internazionale di Architettura Sacra che ha visto come vincitore l'arch. John Pawson.

In quella occasione si riferì che, come ci era sempre chiesti, sin da quando si frequentava il Politecnico di Milano, quale fosse il ruolo dell’architettura sacra nella vita dell’uomo, meglio, quale compito è chiamato a svolgere uno spazio sacro nella vita dell’uomo, quale influsso può produrre sul suo spirito interagendo con la ricchezza di sensazioni e di palpiti che l’uomo vive, quando è immerso in un’atmosfera carica di valori, di creatività e di luci.  Tutti noi possiamo per esperienza affermare di essere stati come rapiti trovandoci in spazi che parlano al nostro cuore con un linguaggio misterioso ma di intensa spiritualità che soddisfa le nostre più alte
aspirazioni.

Siamo convinti che questo sia un alto compito, in quanto il vivere in tali spazi produce senso di appagamento totale dell’anima e del corpo con il raggiungimento di sensazioni di gioia e di pace interiori capaci di donare slancio al nostro spirito. Le Corbusier parlava di spazi indicibili per descrivere questi spazi.

Padre Costantino Ruggeri parlava di spazi mistici. Entrambi penso avevano colto il segreto di una ricerca appassionante per esprimere l’indefinibile, per dare concretezza all’irraggiungibile con mezzi misteriosi ma veri, intensi, condivisi. Paolo VI nel rivolgersi agli artisti nel lontano 1964 con acume e sensibilità grande mise in evidenza come nell’arte sacra si è chiamati ad esprimere in qualche modo l’inesprimibile, l’ineffabile. Quale compito affascinante dunque per il quale spendere la vita: dare anima e corpo a ispirazioni che aprono all’uomo la speranza di un mondo nuovo, che indicano orizzonti nuovi, che comunicano fuoco nel cuore!

Del 1982 è la pubblicazione delle “Celle”, manifesto chiaro e forte del credo artistico di padre Costantino Ruggeri. Nell’introduzione, in modo vibrante ed acceso, così esordisce: “ Il nostro spazio è ormai inabitabile. Tutto è oscuro, sgraziato, umiliato. Soprattutto banale. Gli agglomerati urbani opprimenti, le strade piene di paura, le chiese senza poesia, le istituzioni corrose e corrotte, i pensieri senza creatività, i cuori senza slancio; in tutti l’abdicazione al sublime. Offesi da questo attentato alle insopprimibili speranze, cerchiamo nella totale spogliazione i segni umili ed assoluti di uno spazio innocente, espressivo dell’anima ed ospitale al cuore. Rifiutando ogni banalità e concezione utilitaria dello spazio, vogliamo vivere la più incorruttibile e inebriante “ poesia delle cose”. Al di là di ogni intendimento estetico, la proposta delle Celle, intese come il “cuore antico” del più trasparente e coraggioso “futuro”, ci candida alla riscoperta del primo Eden, al primo mattino del mondo. Uno spazio “mistico” più che sacro, non organico, bensì immagine, luce e poesia; provocante ed eccitante alla liberazione dalle cose morte… per destarci nel nitore della bellezza, nel bianco luminoso e ardente”.

Nel marzo del 1978 Padre Costantino Ruggeri aveva scritto: Lo “spazio mistico” costituisce il motivo ed il fermento della mia esperienza attuale. Contrariamente allo spazio sacro tradizionale, che è sempre spazio circoscritto, precisato, configurabile in termini volumetrici ed estetici già assimilati, quello mistico ha misure sempre intuite e mai precisate. Proprio per tali ragioni lo “spazio mistico” è stimolante. E’, per intenderci, uno spazio assoluto e non relativo, un luogo aperto, non chiuso. Può essere un raggio di sole su di un muro, una corda tesa tra due alberi, un fiore, un sasso. Cercarne l’evidenza, per un artista, per un architetto, per un pittore e scultore, è l’avventura estetica più esaltante e difficile, perché è prima di tutto un’avventura d’uomo, e per me, anche di cercatore dell’ ”ombra” di Dio nella luce dell’evidente, o della “luce” di Dio nell’ombra delle limitazioni del creato. Lo “spazio mistico” è un punto, un momento, un aspetto della bellezza e della verità delle cose, una zona liberata dalle strumentalità, dalle funzionalità, dall’uso delle sacralizzazioni e delle laicizzazioni di moda. E’ il punto d’incontro tra l’assoluto della bellezza ed il relativo delle forme in cui esso viene più che realizzato e circoscritto, indicato come un punto sempre nuovo di partenza nell’esperienza di un artista”.

Da questi aneliti espressi dagli scritti di padre Costantino nasce tutto il cammino che ci ha portato a vivere le più esaltanti imprese in ogni continente. Della fine degli anni 70 ed inizio degli anni 80 è l’esperienza in terra africana, in Burundi, che ci ha suggerito la spogliazione di ogni preconcetto per accogliere la novità di un mondo vergine, capace di ispirare nella semplicità le forme più essenziali e più vere, senza artifici, orpelli e reminiscenze di altri mondi e tradizioni, lontani dalla vita che si svolge in una capanna fatta di fango e coperta di paglia. E’ stato un lavacro di purificazione e di intensa conversione.

Tale esperienza si è aggiunta a quelle precedentemente già avviate in Italia con le realizzazione delle prime chiese pensate negli anni 70 con la passione di seguire in cantiere tutto l’iter di realizzazione dei progetti, dalle fondazioni sino all’esecuzione di ogni particolare esecutivo, le vetrate, l’area presbiterale, la scultura degli elementi propri della liturgia, sino al dettaglio di ogni arredo e di ogni spazio significativo dell’aula ecclesiale: i battisteri affogati nella luce della natura con acqua corrente e vibrante di vita nuova, gli spazi della riconciliazione, i luoghi devozionali. Cresceva nel nostro cuore la bellezza di conoscere sempre mondi nuovi, realtà diverse tra loro ma tutte altrettanto portatrici di ricchezza di esperienze.

Ci appariva sempre più che tutto il cammino ci veniva tracciato dal Signore.

L’abbandono alle ispirazioni dello Spirito Santo ci portò così a vivere tra le esperienze più esaltanti che mai avremmo potuto immaginare: la costruzione del nuovo Santuario della Madonna del Divino Amore in Roma. Il primo incontro nella città eterna è del 1987 anno mariano. L’inaugurazione da parte del Beato Giovanni Paolo II è del 1999 alle soglie del terzo millennio: dodici anni fervidi di attività e di realizzazioni, che dicono la fatica e allo stesso tempo la gioia di manifestare tutto quanto si era maturato nella gestione degli spazi e
nell’evoluzione di sempre nuovi pensieri e immagini.

Negli stessi anni ’90 fummo chiamati anche in Giappone per l’edificazione del nuovo Santuario a S. Francesco Saverio a Yamaguchi. Fu un bagno nell’armonia dell’estremo oriente che ci richiamava all’osservazione dell’amore per la natura ed alla poesia dei silenzi incantati dei giardini. Vi si aggiungeva la conoscenza dello slancio di evangelizzazione di S. Francesco Saverio, che aprì allo scambio tra mondi sino ad allora distanti tra loro. Anche ciò dava calore alla collaborazione sorta con tutti i tecnici ed esecutori del nuovo santuario che ha ora un cuore che pulsa con i due respiri dell’oriente e dell’occidente.

Ci sembrava, avendo raggiunte le terre più lontane, di non avere più occasioni esaltanti da vivere, ma con l’inizio del terzo millennio, si aprì per noi un’altra via del tutto impensata: la Terra Santa. Nel 2000 con l’anno santo si intensificarono i pellegrinaggi nella terra di Gesù. Nel cuore del Padre Custode di Terra Santa, il francescano Fra Giovanni Battistelli, nacque l’esigenza di realizzare una nuova cappella in Betlemme, nella località dove sorge il Santuario della Madonna del Latte. A quest’opera ci apprestammo con spirito di servizio e devozione grande ed in pochi anni, nonostante le difficoltà sorte per la malattia di Padre Costantino e per le due Intifada che rendevano più difficoltosa la prosecuzione dei lavori, portammo a termine l’opera.

Nel giugno 2007 Padre Costantino è stato chiamato alla casa del Padre. A noi il compito di continuare nelle terre del Medio Oriente la collaborazione che si faceva ogni giorno più fervida con la consulenza dell’archeologo Padre Michele Piccirillo e dei Padri dello Studium Biblicum di Gerusalemme.

Approdammo così in Giordania, al Monte Nebo, ed in Siria ove nel 2008, anno Paolino, realizzammo il nuovo spazio della Grotta della Conversione di S. Paolo a Damasco e stendemmo i piani per un grande centro giovanile a Seidnaya.

Continuammo anche l’attività vetraria.

Di questi ultimi anni sono le realizzazioni nella chiesa ristrutturata di S. Pio X a Guspini in Sardegna, le vetrate nel Santuario di Maria Laach in Germania e lo studio per le vetrate absidali della cattedrale di Palma di Maiorca, con la gioia del cuore per le sempre nuove esperienze di luce.